Imarittimi e le loro controparti che lavorano a terra hanno finora svolto un ruolo in gran parte invisibile ma nondimeno cruciale nelle catene di trasporto. Tuttavia, la loro professionalità e dedizione nel preservare i flussi del commercio mondiale non hanno ricevuto il meritato riconoscimento. La crisi generata dal COVID-19 ha peggiorato la loro situazione. Centinaia di migliaia di marittimi rimangono bloccati a bordo a causa degli ostacoli creati dalle autorità, compresi gli Stati di approdo, che impediscono il cambio e il rimpatrio degli equipaggi. Se c'è un aspetto positivo nel recente incidente di Suez, che ha visto il fondamentale canale egiziano chiuso al traffico per diversi giorni a causa di un'enorme nave portacontainer incagliata, è la crescente consapevolezza nell'opinione pubblica che senza un'industria marittima ben funzionante tutti noi subiamo le conseguenze negative della riduzione degli scambi commerciali. Molti dei mezzi di informazione tradizionale non si occupavano del trasporto marittimo nel Canale di Suez da anni, altri non l'avevano mai fatto, ma per alcuni giorni si sono improvvisamente soffermati sulle complessità del nostro settore.
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